Aprile 2022

In Parole povere

S. Pasqua

13- 16 Aprile 2022

In Cammino Verso la Pasqua

Dal Vangelo secondo Luca 23, 33-49

Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno».
Dopo essersi poi divise le sue vesti, le tirarono a sorte.
Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: «Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto». Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell’aceto, e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». C’era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei.
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». Ma l’altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso».
Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo spirò.
Visto ciò che era accaduto, il centurione glorificava Dio: «Veramente quest’uomo era giusto». Anche tutte le folle che erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti assistevano da lontano e così le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, osservando questi avvenimenti.


Innanzitutto togliamo la cornice al Golgota: non è un quadretto da appendere alla parete, come non lo sono quelle immagini che ci investono dalle guerre in corso. Sono tantissime, foto in presa diretta. Eppure tutte hanno una cornice, sono anestetizzate. Quando tu metti una cornice alle cose è come se volessi dire: “hai un significato intenso terribile doloroso storico, ma da queste definizioni non ti permetto di uscire!”
“Purtroppo la nostra vita cristiana non incrocia il Calvario. Non s’inerpica sui tornanti del Golgota. Passa di striscio dalle pendici del luogo del cranio. Come i Corinzi anche noi, la croce, l’abbiamo «inquadrata» nella cornice della sapienza umana, e nel telaio della sublimità di parola. L’abbiamo attaccata con riverenza alle pareti di casa nostra, ce la mettiamo pure al collo, ma non ce la siamo piantata nel cuore.” (Don Tonino Bello)

Innanzitutto la croce è abitata. E poi la croce sono croci. Sopra c’è Gesù, sopra ci sono i due ladroni. Uno dei due sarà il primo a ricevere gli effetti della vita donata da Gesù. Curioso che in seguito la tradizione cristiana gli abbia attribuito un nome: Disma. Lo hanno dato anche a quello cattivo: Gestas. Gesù parla molto sulla croce. Dice 7 parole: 3 in Giovanni, una in Marco/Matteo (che poi è la citazione del salmo 22) e 3 in Luca. L’evangelista Luca ci mostra un Gesù sofferente e morente, ma sempre consapevole di una cosa: è lui il soggetto, la persona libera che nonostante sia in croce è colui che decide il significato di quanto sta accadendo. La croce non è un incidente di percorso ed ha un significato preciso. Anzi proprio perché Gesù dà un significato alla croce che possiamo definire Gesù libero. Avrete sentito la parola “redenzione” Gesù ha redento il mondo, la sua santa croce ha redento il mondo. Molti equivocano: a redimere danno il senso di spiegare un perché. Redimere significa invece emancipare qualcosa da una condizione che sembrava la tenesse ancorata ad un senso unico. Noi forse ci avviciniamo alla croce di Gesù chiedendo una risposta ai nostri perché. Sulla croce Gesù non ha risposto alla domanda perché c’è il male, sulla croce Gesù ha redento il male cioè lo ha liberato da una condizione di significato esclusivamente negativo. Al male che gli è stato riversato addosso ha scelto di dare un significato nuovo: “Questa che per voi è la peggiore delle condanne a morte, proprio questa, è la mia vita per voi.”
Dice Gesù v. 34 Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno. È la prima parola di
 Gesù in croce. Ci piace perché sembra che Dio riapra un conto corrente che era finito in rosso e ci depositi dentro una quantità smisurata di soldi. Le nostre colpe, i nostri peccati sarebbero come una sottrazione indebita dal conto corrente della vita che il Signore ci aveva dato ed essere perdonati significherebbe che lui ci vuole così bene che tanto riempirà sempre quel conto con altri soldi.
Ma che cosa sarebbe questo? Potremmo parlare del noioso e viziato perdono di Dio! “Ho appena ucciso un altro fratello! È così noioso, tanto il caro Signore lo perdonerà, perciò non ha importanza”.
Il perdono viene prima di tutto, questo è lo scandalo del Vangelo. Ma non significa che Dio non prenda sul serio quel che facciamo. Dio non dimentica che crocifiggemmo suo Figlio. Noi non allontaniamo questo pensiero dalla nostra mente. In verità il venerdì santo ci riuniamo per ascoltare il racconto della passione e morte di Cristo e per ricordare che l’umanità respinse, umiliò e assassinò il Figlio di Dio. È solo perché esiste il perdono che possiamo osare ricordare il più terribile misfatto commesso dagli uomini.
Il perdono non significa che Dio dimentica il venerdì santo. Significa che il padre farà risorgere il Figlio la domenica di Pasqua: è l’inimmaginabile creatività di Dio che prende ciò che abbiamo fatto e lo rende fruttifero.
Il perdono significa che osiamo affrontare ciò che abbiamo fatto. Osiamo ricordare tutto della nostra vita, fallimenti e sconfitte comprese. Anche tutte quelle volte che abbiamo frantumato l’amore di chi dava la sua vita per me! Tutto ciò che non ha scopo troverà un significato, ed il significato è questo “voi siete amati”! 37 «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Ci provano a farlo crollare! Ma salvare sé stesso non sarebbe stato contraddittorio? Quelle persone che gli parlano stanno dicendo: “Tu che hai dato un senso a tutti i malati, a tutti peccatori che hai incontrato.
Anche ai morti hai ridato vita. Ma adesso che sei in croce non potrai trovare un senso, da qui non si può amare!” Ed invece Gesù un significato lo riesce a dare: dona la vita proprio per te. A volte vorremmo che Gesù fosse sceso da quella croce, giustificando così il nostro stupido interesse a breve termine: “che importa che siamo polvere basta salvarsi la pellaccia, come ha fatto Gesù!” E no, caro! Gesù sta lì, perché non vuole che la tua vita finisca in polvere e vuole che tu abbia la sua stessa piena vita!
v. 46 Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito. Le prime e le ultime parole di Gesù in croce sono rivolte al Padre. Conclude tornando ad affidarsi ed affidare tutti noi con i nostri timori e le nostre speranze nelle mani di Dio che è Padre. Uno che dà vita e non è indifferente alla vita, anzi fa la differenza tra la vita e la morte. È il supremo atto di fiducia da parte di Gesù verso il padre. Si abbandona.
Covid e guerra ci hanno – o dovrebbero aver – fatto riflettere sulla nostra cultura del controllo. Possiamo controllare tante cose ma il controllo non è mai completo. Penso per questo a Covid e guerra: dopo la fragilità biologica ecco quella storica. Fermatevi un attimo a riflettere su cosa temete di più: una umiliazione pubblica, esame andato male? Solitudine o abbandono di chi dite vi ama? Una morte dolorosa e lenta? La morte precoce di una persona amata? Possiamo prendere tutte le precauzioni per evitarlo ma non saremo mai sicuri abbastanza. Ciò che temiamo può ancora accadere. Tutto ciò di cui abbiamo paura accadde a Gesù il Venerdì santo! (o ad un abitante dello Yemen del Congo dell’Ucraina…ieri). Dopo aver dato un senso alla croce (voi avete usato violenza ma io anche da qui posso continuare ad amare. Anzi amare è donare la vita, dare via, sperperare la vita non per se ma per te) Gesù entra nel riposo sabbatico. Riposa. Pone tutto nelle mani del padre. Questo riposo non è la fine non è dormire, ma è tornare alla casa del Padre. “Se vuoi puoi farmi risorgere puoi darmi la vita” siamo fatti per riposare in Dio e in modo che Dio possa riposare in noi.” Vi ho lasciato la chicca alla fine.

v.43“in verità ti dico oggi sarai con me in paradiso”. Vi ricordate quei due? Disma e Gestas: la storia della croce che è dono della sua vita e perdono, misericordia che tocca come un’onda tutte le terre che sono gli uomini, che sei tu, che sono io, produce già i primi effetti. (Vai a vedere la profezia dell’affresco in San Salvatore in chora ad Istanbul! Dove lo stupito Pietro si deve accorgere che aprendo la porta del paradiso, insieme a Maria troverà già presente il ladrone buono che lo invita ad entrare!) Il vangelo non parla di ladri ma di malfattori poi la tradizione ha parlato del buon ladrone. Ma è un errore questo? Ha saputo impossessarsi di ciò che non è suo. A differenza di tanti che pensano di poter comprare il paradiso lui sa che il paradiso non si merita, è un dono che si prende con tutto il pacchetto: è tutto nella vita donata da Gesù. Vuoi lasciarti prendere da questo amore in croce, da questa vita donata? Nel pacchetto c’è in dotazione anche il paradiso. La prima applicazione del perdono, del senso del donare la vita è in questo messaggio pieno di…felicità!
Cos’è questa felicità che Gesù offre? Lui la descrive come paradiso. La parola significa “giardino”, ma l’eternità è qualcosa di più che muoversi tra cespugli di rose o prati di margherite! Se ci sarà il Figlio e pure il Padre in questo paradiso, il cui accesso OGGI è garantito al ladrone, forse potrei giustamente pensare alla gioia che il padre ha per il figlio e viceversa! Essere in paradiso equivale più o meno a sentirsi dire da Dio “è meraviglioso che tu esista!” possiamo essere alla presenza di Dio con tutte le nostre mancanze, come il buon ladrone e tuttavia Dio trova diletto nel fatto stesso che esistiamo e ci promette il paradiso!

Quando vado a trovare la mia nipotina e lei è contenta, non si ferma un attimo. Va e cerca in tutta la casa le cose che mi può far vedere e salta come un grillo perché io sono lì! Ecco la felicità: condividere la gioia di Dio nell’umanità. Ciò vuol dire che dobbiamo condividere anche il dolore di Dio per le sofferenze dei suoi figli e figlie. Non si può avere l’uno senza l’altro. Il dolore scava i nostri cuori in modo che vi sia un posto in cui la felicità di Dio possa risiedere. L’opposto della felicità non è la tristezza, è avere un cuore di pietra. Il peccato più grave nel vangelo. Rifiutiamo di lasciarci commuovere. Gestas, come lo hanno chiamato, rifiuta di poter condividere qualcosa con Gesù o che Gesù voglia condividere qualcosa con lui.
Il buon ladrone si lascia andare ed essere vulnerabile: si lascia prendere da Gesù. Sulla croce
 osa accettare la libertà di poter gioire con altre persone. E accetta anche di poter essere addolorati della sofferenza altrui. Confessa che noi, in situazioni anche durissime, possiamo essere liberi di decidere e non vivere più per noi stessi. Per cui può ricevere il paradiso!- don Francesco Ondedei

3 Aprile 2022

V DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO C

Dal Vangelo secondo Giovanni 8,1-11

In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

Gesù ci sta accompagnando con questi Vangeli con il suo modo, stile di vivere le relazioni. Mentre una donna, è accusata di esser stata scoperta in adulterio, e gli scribi e i farisei le puntano il dito, Lui allarga lo sguardo di chi lo interroga verso un orizzonte più grande: “guarda bene prima nella tua vita cosa c’è, se sei davvero nella posizione di poter giudicare, accusare, qualcuno”. Gesù sa che il nostro cuore ferito, le nostre relazioni spezzate possono esser guarite dalla Misericordia, da un amore profondo, che va oltre i nostri schemi di cosa sia giusto o sbagliato. Non condanna mai il peccatore perchè conosce il loro cuore come nessun altro. Buona settimana- suor Dorina

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